Diario di viaggio: Amazzonia – giorno 9

Mercoledì 11 gennaio dopo una lauta colazione nella casa parrocchiale, Padre Alberto Panichella ha accompagnato la delegazione dell’Arcidiocesi di Ancona-Osimo per una visita nella città di Atalaia do Norte. Ci siamo mossi a piedi per le vie in cui le tante modeste abitazioni in legno si alternano a rare e più confortevoli case in mattoni e muratura. Atalaia è il comune più povero dell’Amazzonia, il terzo di tutto il Brasile. Nonostante questo Padre Alberto ci ha fatto notare che il consumismo è arrivato anche qua: infatti è presente uno dei negozi di elettrodomestici più famosi del Brasile. I prodotti sono troppo costosi per un cittadino di Atalaia, ma la pubblicità è tale che le persone pur di avere uno di questi si indebitano a costo anche di non mangiare.

Nel corso della passeggiata per i diversi quartieri della città ci siamo fermati a conoscere l’UNIVAJA (Unione delle comunità indigene della Valle del Javari). Si tratta di una onlus non statale che si occupa della difesa dei diritti degli indigeni nella terra del fiume, che oggi è considerata riserva di frontiera. Il presidente, di etnia Morubo, ci ha presentato la realtà di questa associazione e il loro impegno a favore delle comunità indigene del territorio del Javari.

Nel pomeriggio la nostra delegazione ha avuto la possibilità di ascoltare il racconto di Marta, laica missionaria saveriana spagnola che da 6 anni opera qui ad Atalaia. Lei lavora nel campo dell’istruzione dei bambini e dei ragazzi, in particolare si occupa anche degli indigeni nei villaggi insegnando loro il portoghese. La mancanza di conoscenza della lingua nazionale rappresenta, infatti, un deficit nell’inserimento e dell’inclusione degli indios.

Marta ci ha confidato la difficoltà a lavorare in maniera comune con tutte le 6 etnie indigene presenti. C’è ancora un percorso da fare per sentirsi popolo indigeno piuttosto che singola etnia.

In azione di rete con altre realtà ecclesiali della triplice frontiera Marta si occupa anche della formazione e della prevenzione contro la tratta di persone (minorenni in particolare) e di organi.

La sera abbiamo celebrato insieme alla comunità l’Eucarestia con la quale si è dato inizio alla festa di San Sebastiano, patrono della parrocchia e del comune, che durerà per 9 giorni. Una celebrazione molto vivace e piena di energia con canti e danze che ci hanno mostrato la bella fede di questa gente.

Nell’omelia il Vescovo Adolfo ha ricordato alla comunità che per edificare una città migliore è necessario lavorare insieme, ad imitazione della SS.ma Trinità. Un invito valido anche per noi, che siamo chiamati a vivere questo gemellaggio: lavorare insieme, sentirci sempre più chiese sorelle per poter lasciare migliore questo nostro mondo e la nostra società. Una rivoluzione, quella comunitaria, valida ancora oggi in tutto il creato.

Al termine della celebrazione sul sagrato della chiesa ci attendeva la festa che, come dalle nostre parti, prevede stand gastronomici, musica e giochi per creare sempre più il gusto della comunità.

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