“False notizie in rete – Fake News e teorie dei complotti: come riconoscerle e come difendersi” è stato il tema del terzo appuntamento del ciclo di incontri intitolati “Io sono Pace”. L’incontro, organizzato dalla Caritas in collaborazione con l’Ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali, si è svolto giovedì 20 febbraio, presso il Centro Giovanni Paolo II di via Podesti. Grazie agli interventi di Marco Cantarini, ingegnere informatico e insegnante, e di Anna Bertini, laureata in Scienze della Comunicazione, entrambi membri dell’Ufficio per le Comunicazioni Sociali, il pubblico ha riflettuto sulla “Cattiva e scorretta comunicazione” e l’incidenza che questa ha nel nostro quotidiano e nelle relazioni.
«Le fake news – ha esordito Cantarini – o le cosiddette “bufale” sono sempre esistite, utilizzate ad arte per depistare una teoria, affermare un’ideologia o condizionare l’opinione pubblica, come clamorosi casi storici hanno dimostrato. Il problema è che oggi, a causa del web e in particolare dei social (Facebook, YouTube, WhatsApp, ecc.), una notizia creata ad hoc per scopi non leciti si diffonde in tempo reale e su scala planetaria. Il tutto accentuato da un crescente e acritico “consumismo” delle informazioni. Abbiamo sempre più bisogno di avere una “nostra opinione” su ogni cosa per essere all’altezza dei tempi e delle relazioni sociali. Anche se le “nostre opinioni” finiscono per essere manipolate e modellate da veri e propri professionisti (opinion maker). Ad esempio di chi strilla più forte, di chi ha interesse a vendere quel prodotto o a influenzare le scelte politiche».
Anna Bertini ha messo in evidenza «i pericoli che si celano nell’assumere acriticamente le notizie di cui non si conosce la fonte, la veridicità, il fine ultimo. Le stesse ricerche che facciamo normalmente tramite i motori di ricerca come ad esempio Google, non sono mai neutrali ma offrono quasi sempre risposte confezionate sulle “esigenze” e il “profilo” di chi le fa. Come difendersi e soprattutto, come cristiani, quali comportamenti sono coerenti con le nostre responsabilità? La via maestra è l’acquisizione di uno approccio critico, non accontentandosi del primo livello della comunicazione, ma dedicando il giusto tempo alla ricerca delle fonti e delle referenze, del contesto e del fine ultimo perseguito spesso in modo sotteso, non dichiarato. Altra strategia è quella del confronto aperto con gli altri, avendo la capacità di mettersi in discussione». «Strategie educative – ha concluso don Carbonetti, direttore dell’Ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali – in cui dobbiamo sentirci tutti coinvolti nei confronti della famiglia e con i giovani, al fine di far prevalere sempre il bene contro la cultura della paura e dell’odio».
Fotogallery