I volontari, gli operatori, i soci e simpatizzanti della Caritas, si sono ritrovati lunedì 26 marzo presso il Centro Caritas Giovanni Paolo II, per celebrare con la S. Messa officiata dal vescovo Mons. Angelo Spina, l’inizio della Settimana Santa e la Pasqua, centro vitale e punto di convergenza della fede e del percorso di vita di ogni cristiano. Le riflessioni di Mons. Angelo Spina, suggerite dalle letture tratte dal profeta Isaia sul Canto del Servo di Jahvè e dall’episodio che ricorda la cena di Gesù in Betania sei giorni prima della sua Morte e Resurrezione (Gv. Cap 12, 1-11), hanno offerto lo spunto per una rilettura degli ultimi gesti di Gesù, con gli occhi e la pratica di Carità. Nel ricordare che le opere di carità rappresentano il cuore pulsante della vita della comunità ecclesiale, Mons. Spina ha invitato a rileggere il gesto di Maria che destina l’intero contenuto di un’ampolla piena del prezioso olio di Nardo alla profumazione dei piedi di Gesù, come il gesto di un cuore ricolmo di gratitudine e di amore verso il Servo dei Servi. Lui che, paradigma di un “potere rovesciato” rispetto ai parametri del mondo, ha scelto di identificarsi con gli ultimi, i poveri, gli esclusi. Una scelta estrema di amore portato alle estreme conseguenze, come unica via di riscatto da ogni forma di povertà. Gesù accoglie benevolmente il dono di Maria e a chi gli dice che quella boccetta di profumo avrebbe potuto essere venduta per destinarne il ricavato alle opere sociali, Gesù gli fa notare che i poveri sono e saranno sempre i nostri compagni di vita, con cui condividere la nostra fraternità.
Per noi oggi questo monito di Gesù rappresenta l’invito a coniugare sempre la pratica del fare con il dono del cuore. Una carità che sappia conciliare il “saper fare”, l’opera delle mani, con il “saper essere”, l’amore, il cuore. Così come ha fatto Gesù nella sua vita, modello per la nostra vita. Non c’è un “prima” e un “dopo” o un “più o meno importante” nell’azione a sostegno dei poveri. Perché la carità cristiana è capace di ascoltare, di accogliere, di creare relazione, di condividere la vita e la sorte del povero. E’ il modello di vita del Servo di Jahvè, a cui ogni cristiano è chiamato a conformarsi.
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