“Dona un abito, non un rifiuto” è lo slogan della campagna di comunicazione relativa a Vestilbene, l’emporio del vestire solidale di Ancona, gestito dall’associazione di Solidarietà SS. Annunziata Onlus, braccio operativo della Caritas diocesana, e reso possibile grazie a un finanziamento della Fondazione Cariverona. L’emporio che, si trova presso il Centro Giovanni Paolo II in via Podesti 12, è un vero e proprio negozio di abbigliamento,riservato a persone e famiglie in difficoltà, residenti in città o senza fissa dimora che, munite di una tessera a punti, possono scegliere gli abiti di cui hanno bisogno, secondo una programmazione stagionale.
Inaugurato a dicembre, fino ad oggi si è preso cura di circa 300 persone e per continuare il proprio servizio ha bisogno di abiti nuovi o usati in buono stato. Da qui la necessità di avviare una campagna di sensibilizzazione ed educazione per accompagnare la cittadinanza verso una maggiore consapevolezza sulla donazione. «Il desiderio della Caritas – spiega Stefano Ancona, operatore Ss. Annunziata – è collegare il gesto del conferimento dei vestiti al senso e al valore del dono, come testimonianza di fraternità e di condivisione; dono come gesto spontaneo, come opportunità di relazione con i poveri e i bisognosi della nostra Comunità e non come elargizione del superfluo. Il nostro auspicio è che il cittadino doni un vestito che, altrimenti, sarebbe potuto essere un regalo per un amico o un parente perché, chi riceve quel vestito, è una persona con una sua dignità».
«Vestilbene non è solo dono di un vestito – dichiara Carlo Niccoli, presidente Ss. Annunziata – ma è rapporto umano, valorizzazione della persona e della sua dignità. L’utente acquista la dignità del cliente, perché trova locali accoglienti e ha la possibilità di scegliere il vestiario». Come ogni negozio che si rispetti, Vestilbene ha scaffali, corsie, indumenti selezionati e divisi per tipologia, taglia e stagione. L’invito, dunque, è quello di donare vestiti nuovi o usati in buono stato: non capi bucati, macchiati, completamente lisi o rattoppati, maglioni infeltriti, vestiti strappati o tagliati, vestiti per le persone anziane (perché non sono gli utenti “tipo” dell’emporio). È importante che il dono sia responsabile, evitando l’effetto “svuota-armadio”. Per questo motivo sono attivi diversi metodi per entrare in contatto con Vestilbene e chiedere quali indumenti sono utili per l’emporio. I cittadini possono chiamare il numero 071201512, visitare la pagina Facebook @vestilbene, navigare sul sito www.vestilbene.it, oppure scrivere un messaggio WhatsApp al 3346231105. I cittadini possono donare il vestiario nei seguenti orari: lunedì, mercoledì e venerdì dalle 9 alle 11; martedì e giovedì dalle 16 alle 18, in via Podesti 12.
«Nel doppio binario in cui si muove la Caritas – spiega Simone Breccia, direttore della Caritas – ovvero l’attenzione agli ultimi e l’attenzione educativa alla comunità, nascono il progetto Vestilbene e la campagna di comunicazione». «È importante far crescere il senso di comunità – dice Emma Capogrossi, assessore ai Servizi Sociali – ognuno può fare qualcosa e prendersi cura degli altri, praticando concretamente la vicinanza alle persone fragili con rispetto e riconoscimento della dignità di ogni persona». L’arcivescovo Metropolita di Ancona-Osimo Angelo Spina ha sottolineato che «bisogna passare dalla cultura dello scarto a quella della condivisione. Vorrei fare un riferimento biblico. Il Mar Morto si trova in una zona caratterizzata da forte depressione, dove non c’è vita, e lì finisce il fiume Giordano. Lungo questo fiume c’era Giovanni Battista che indicò la via della conversione, la strada per fare un’inversione di marcia. Lui disse: “Chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha e chi ha da mangiare dia il cibo a chi non ne ha”. Se non vuoi che la tua vita finisca nel mar Morto, fermati e fai un’inversione, dona il vestito e il cibo a chi ne ha bisogno. Anche Gesù nel Vangelo disse: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare, ero nudo e mi avete vestito”. Poi un vescovo, san Martino di Tours, un giorno vide un povero e il mantello che indossava lo divise in due. Questo gesto ci fa capire cosa è la condivisione. Dio ci ha rivestito di dignità e ogni essere umano è uno, unico, irripetibile. Guai a chi ce la toglie, a chi disumanizza e inumanizza. Tre parole sono importanti: dignità, libertà e carità che non ci portano al mar Morto, ma ci portano ad attraversare il Giordano, un fiume che dà la vita alla ricca valle di Gerico, valle delle palme e dei datteri».
Il visual della campagna vede la presenza di tre persone di etnia differente, un giovane uomo, una giovane donna e una bambina, l’utenza tipo dell’emporio, vestiti di sacchi neri della spazzatura. Il richiamo al rifiuto è in contrapposizione alla necessità del dono di un indumento. Inoltre è stato girato un video che racconta la storia di un dono, narrando il viaggio di un indumento dalla scelta allo scaffale di Vestilbene.
Video di presentazione:
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