“Io sono Pace”: percorsi di riconciliazione per una giustizia riparativa

Il secondo appuntamento del ciclo di incontri “Io Sono Pace”, promosso dalla Caritas diocesana, sul tema “Giustizia riparativa, l’incontro che risana”, si è svolto giovedì 30 gennaio presso il Salone del Centro Giovanni Paolo II di via Podesti, con la partecipazione dell’avvocato Andrea Nobili, Garante dei Diritti della persona per la regione Marche, Filippo Vanoncini, referente della Caritas di Bergamo, da anni impegnata in questo settore di attività, l’Arcivescovo Angelo Spina e il direttore della Caritas diocesana Simone Breccia.

Nobili e Vanoncini hanno ricordato come il tema sia di grande attualità e rientri tra le raccomandazioni agli Stati, dalle Nazioni Unite e dalle Istituzioni europee per un maggiore ricorso di tale strumento nella gestione della giustizia. Secondo le N.U. la giustizia riparativa (restore justice) può essere definita come un procedimento libero, volontario, consensuale, attraverso il quale la vittima, la persona che ha commesso il reato e, se ritenuto opportuno, le comunità di appartenenza (ad esempio un quartiere o un gruppo di riferimento) dell’una e dell’altro, partecipano insieme, in modo attivo, ad un lavoro di ricostruzione degli effetti distruttivi causati dal reato, grazie all’aiuto di un mediatore.

L’obiettivo è arrivare a un gesto di mutua riparazione, capace di reintegrare la vittima e il reo nella comunità. In questo modo si vuole andare oltre il concetto legale della riparazione (lo sconto della pena) che per definizione è anonimo, impersonale, in quanto mediato dallo Stato (“ho pagato il mio tributo alla giustizia” si sente dire al termine della pena dalla persona che ha commesso il reato, senza che la vittima risulti risarcita nella sua dimensione interiore), per attivare un percorso partecipato, in cui vittima e autore del reato possano ritrovarsi nelle risposte e nelle responsabilità, per ricostruire una relazione che si è tragicamente spezzata.

L’incontro è nato dall’esigenza di attivare questo percorso anche negli istituti penitenziali di Montacuto e Barcaglione, dove operano da molti anni diversi volontari della Caritas, impegnati in servizi di solidarietà e vicinanza. In questo quadro l’esperienza della Caritas di Bergamo rappresenta quanto di più valido possa esserci oggi nel nostro Paese. Molto interessante in questo senso l’intervento di Vanoncini che ha spiegato come la giustizia riparativa rappresenti un percorso sicuramente impegnativo, complesso, che mette in gioco valori quali la disponibilità ad una pratica di accoglienza, di ascolto in profondità, di cura delle persone, delle relazioni sociali, delle comunità. Realtà che si presentano tutte in una condizione di sofferenza a causa del crimine o di altro illecito, tutte però in una condizione di bisogno di riparazione del danno, di ricostruzione del senso di fiducia, di ricomposizione dei conflitti. Per risanare innanzitutto le ferite delle persone e le fratture del tessuto sociale, ma anche come veicolo di prevenzione di comportamenti a rischio (ad esempio le recidive).

L’esperienza della Caritas di Bergamo ha aperto significativi spazi di riflessione, attraverso la creazione di un servizio di mediazione. L’avv. Nobili ha poi fatto presente che nella nostra regione è già stato attivato un servizio di mediazione e giustizia riparativa nei confronti dei minori che delinquono. Un servizio che si sta rivelando estremamente efficace nel ricomporre i conflitti, e che restituisce dignità e futuro alle vittime e agli autori dei reati. Di grande spessore il contributo di Mons. Angelo Spina che ha ricordato come nella prospettiva della fede e della Parola di Dio, il termine giustizia è sempre declinato con la misericordia, così come il perdono con la pace. Un messaggio che presuppone un cambiamento radicale del nostro modo di rapportarci con gli altri, con chi ha subito un reato e con chi ha sbagliato.

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